La Valle dei Templi è uno dei siti archeologici più importante al mondo e dal 1997 è inserita nella lista dei Siti dichiarati dall’Unesco “patrimonio mondiale dell’umanità”. Oggi è parte di uno dei più grandi ed importanti parchi archeologici del Mediterraneo, immerso in un paesaggio mozzafiato prevalentemente costituito da ulivi centenari e mandorli.
Qui insistono le rovine di Akragas, una delle più importanti colonie greche della Sicilia, estesa circa 450 ettari, fondata circa il 580 a.C. da coloni provenienti dalla vicina Gela e da Rodi.
I coloni si stanziarono su un altopiano naturalmente protetto a Nord dalla Rupe Atenea e dal Colle di Girgenti e a Sud dalla lunga Collina dei Templi, delimitato ai lati dai fiumi Akragas e Hypsas confluenti a Sud in un unico corso alla cui foce era l’antico porto (emporion).
La prima fase di vita della polis è caratterizzata da una rapida e intensa espansione, volta a controllare il territorio circostante; a tal proposito vanno ricordati i due tiranni artefici di questo sviluppo: Falaride (570-554 a.C.) e Terone (488-471 a.C.). Grazie a quest’ultimo, gli akragantini furono vincitori sui Cartaginesi a Himera nel 480 a.C.. Si data a questa fase l’inizio della cosiddetta “Età D’Oro”, che portò la città a divenire splendida e potentissima. Riecheggiano ancora oggi le parole di Pindaro, che definì Akragas “La più bella città dei Mortali“.
Con la caduta dei tiranni si entra di diritto negli anni della democrazia (471-406 a.C.), che venne instaurata dal filosofo akragantino Empedocle. In questo periodo fu costruita la straordinaria serie di templi di stile dorico della collina meridionale.
La potenza, lo splendore, la bellezza di Akragas però non furono durature: un secondo conflitto contro i Cartaginesi segnò la fine di un’epoca di benessere e nel 406 a.C. la città cadde in mano al nemico dopo otto mesi di assedio e fu distrutta.
Successivamente la città visse una nuova fase di sviluppo con l’arrivo (tra il 338 e il 334 a.C.) di coloni greci guidati dal condottiero Timoleonte, ma non raggiunse più la potenza di un tempo e il suo destino fu legato all’esito della lotta tra Roma e Cartagine per il possesso del Mediterraneo. Durante le guerre puniche Akragas fu base dei Cartaginesi contro i Romani che nel 210 a.C. la conquistarono e ne mutarono il nome in Agrigentum. Sotto la dominazione romana la città visse una ulteriore fase di prosperità legata anche al commercio dello zolfo (II-IV sec. d.C.).
Quando nell’829 la città fu conquistata dagli Arabi -ora chiamata Kerkent o Gergent- i quartieri abitativi si erano già arroccati sul Colle di Girgenti, cosiddetto dal nome Normanno della città, dove si estende l’odierno abitato di Agrigento.
La valle, sede della città classica, era ormai caduta in disuso e a partire dall’epoca cristiana sulla Collina dei Templi sorsero chiese e cimiteri.
Da un punto di vista topografico, l’antica città greca fu articolata per terrazzi e caratterizzata da un impianto urbanistico regolare: strade principali, orientate in senso Est-Ovest (plateiai) erano intersecate da assi minori orientati in senso Nord-Sud (stenopoi) che generavano isolati rettangolari. La Rupe Atenea era sede dell’acropoli con funzione sacra e difensiva; la Collina dei Templi ospitava i santuari monumentali; la zona centrale l’abitato e gli edifici pubblici, mentre i defunti venivano sepolti nelle necropoli fuori della città. Negli ultimi decenni del VI sec. a.C., Akragas fu circondata da una poderosa cinta muraria lunga 12 chilometri e dotata di nove porte.